Alcuni giudici denunciano la difficoltà a gestire il "nuovo" PCT a causa dell'eccessivo affaticamento agli occhi dall'uso del computer.
E' il caso di un Giudice del Tribunale di Arezzo, il quale ha invitato gli avvocati a depositare gli atti in forma cartacea per "agevolare l'esame del materiale processuale e prevenire sindromi di affaticamento agli occhi", ma anche del Giudice del Lavoro del Tribunale di Siena, che ha allegato una specifica prescrizione medica ad astenersi dal trascorrere troppo tempo davanti allo schermo del computer.
Altri giudici, meno tecnologicamente evoluti, hanno lamentato l'impossibilità di sottolineare o di ripiegare gli angoli delle pagine del pc, dando adito ad una serie di dileggi e polemiche che hanno travalicato gli intenti ironici degli stessi giudicanti.
Rimane il fatto noto che l'attenzione che il nostro cervello presta ad una lettura a video è molto inferiore a quella dovuta alla pagina cartacea, di modo che l'analisi attenta e specifica del testo, la lettura delle carte processuali e degli scritti difensivi, opera fondamentale del giudice per trarre il proprio convincimento, deve certamente essere agevolata e non resa più difficoltosa dalla nuova tecnologia.
Peccato che la soluzione più semplice, la stampa degli atti e dei documenti informatici, trovi ostacolo, prima che nel rispetto dell'ambiente, nelle parche risorse di cancelleria che sono messe a disposizione del giudicante.
Fino a qualche tempo fa noi avvocati solevamo farci carico di portare dallo studio i fogli uso bollo per la redazione del verbale d'udienza; se ora serve ogni tanto una risma di carta, basta dirlo.